Nella maggior parte dei casi, l’intervento di lipofilling viene effettuato in day-surgery in anestesia locale con sedazione. Prima dell’intervento, è necessario evitare di assumere anti-infiammatori o acido acetilsalicilico nei quindici giorni precedenti, perché tali sostanze potrebbero causare un’alterazione della coagulazione del sangue; nei trenta giorni precedenti, inoltre, è indispensabile non fumare.
Il fumo, infatti, ha effetti sulla micro-circolazione e aumenta i rischi di infezione perché rappresenta un ostacolo per il corretto attecchimento del grasso: proprio per questo motivo, è bene evitare di fumare anche nei due mesi successivi all’intervento.
Il trattamento vero e proprio consiste nell’aspirazione di una specifica quantità di grasso, cioè di tessuto adiposo, attraverso una sottile cannula dotata di una punta specifica che permette di non lesionare o causare danni alla zona. Il grasso di solito viene preso da zone in cui esso è presente in abbondanza: per esempio, la sottocute dell’addome, ma anche del ginocchio, delle cosce esterne, dei glutei o dei fianchi.
Una volta prelevato, il tessuto adiposo viene centrifugato a 3mila giri al minuto per pochi minuti, per far sì che l’adipe venga purificato dal sangue, dall’anestetico e dai fluidi eventualmente fuoriusciti in seguito alla rottura degli adipociti. Insomma, prima della centrifugazione il grasso è ancora grezzo, e non può essere utilizzato per il lipofilling vero e proprio.
Questo viene eseguito solo successivamente, semplicemente impiantando il filler nell’area voluta, attraverso una cannula più sottile della precedente. A questo punto l’intervento di lipofilling può ritenersi concluso, ma inizia il decorso post-operatorio, che in alcuni casi potrebbe rivelarsi fastidioso o addirittura doloroso: la sensazione di gonfiore e dolore potrebbe manifestarsi sia nelle parti del corpo da cui il grasso è stato preso, sia nelle parti del corpo nelle quali esso è stato iniettato.
Per altro, non deve preoccupare la comparsa di ecchimosi e piccoli ematomi nei giorni successivi all’intervento: è un’evenienza assolutamente normale. Può presentarsi, inoltre, anche un aumento della temperatura: ma anche questa febbre leggera non deve destare allarmi. Si tratta, insomma, di effetti collaterali frequenti, ai quali possono aggiungersi una sensazione di malessere generale, una percezione di fastidio dovuta a un’allergia ai farmaci impiegati o un edema nelle zone trattate.
In alcuni casi, la pelle può risultare iperpigmentata (per questo motivo nei quattro mesi che seguono l’intervento è preferibile non esporsi al sole); inoltre, è possibile che il grasso trapiantato venga riassorbito dopo qualche mese. È solo a una decina di settimane di distanza dalla lipostrutturazione che ci si può accertare della buona riuscita dell’intervento.
Il lipofilling, dunque, si rivela rapido e privo di pericoli, e inoltre garantisce un effetto semipermanente: da questo punto di vista, si distingue nettamente dai filler comuni, basati su collagene e acido ialuronico, che sono sostanze che vengono riassorbite nel giro di un anno, così che dopo dodici mesi dal trattamento l’effetto di ringiovanimento è questi completamente sparito.
Nel lipofilling, invece, al massimo il 40% del grasso viene riassorbito, mentre la parte rimanente resta in situ. Per avere effetti permanenti, comunque, può essere necessario un trattamento di “richiamo” a sei mesi di distanza dal primo.